
a
cura di ArdathLili
e Sheanan
Pagina
dedicata a
Agnese
Gentona - S. Germano Chisone (To) - 1320
Arso
sul rogo per stregoneria
Chi
non conosce il famoso quadro di Turner "Il Ramo d'Oro"?
La scena, soffusa da quell'aurea, sognante luminosità con cui
il genio di Turner impregnava, trasfigurandolo, anche il più
splendido paesaggio della natura, ci offre una visione onirica del
minuscolo Lago di Nemi, in mezzo ai boschi, Specchio di Diana, lo
chiamavano gli antichi. Chi ha visto quelle acque tranquille,incastonate
nella verde conca dei colli Albani, non potrà mai dimenticarle.
La stessa Diana potrebbe ancora indugiare su quel lido, e vagare ancora
per quei boschi selvaggi. In tempi remoti, questo paesaggio agreste
era teatro di una misteriosa e ricorrente "tragedia". Sulla
sponda settentrionale del Lago, proprio sotto i dirupi scoscesi ai
quali si aggrappa la Nemi odierna, sorgevano il Bosco Sacro e il Santuario
di Diana Nemorensis, la Diana dei Boschi. Sia
il Lago che il Boschetto erano talvolta chiamati lago e boschetto
di Aricia. Ma la cittadina di Aricia (la moderna Ariccia) |

Turner
- "Il ramo d'oro"
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si
trovava in realtà a qualche km di distanza, ai piedi del monte
Albano, e uno scosceso pendio la separava dal lago adagiato sul fondo
di un piccolo cratere, sul fianco della montagna. In quel sacro
bosco cresceva un albero particolare intorno al quale, a
tutte le ore era possibile vedere aggirarsi una figura: la
spada sguainata nella mano destra, si guardava intorno sospettosa,
come temendo che un nemico l'aggredisse da un momento all'altro. Quella
figura era un sacerdote, destinato prima o poi a cadere sotto i colpi
del nemico da cui si guardava, e che gli sarebbe succeduto nell'autorità
sacerdotale.
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Un
candidato al sacerdozio poteva ottenere l'incarico solo uccidendo
il suo predecessore e occupandone il posto fino a quando non fosse
stato ucciso a sua volta da un altro aspirante, più forte
o più astuto di lui.
Fatti
e leggende tramandati:
Si narra che il culto di Diana a Nemi fosse stato istituito
da Oreste il quale, dopo aver ucciso Toante, re del Chersoneso Taurico
(la Crimea), si rifugiò in Italia con sua sorella, portando
con sè il simulacro della Diana Taurica nascosta in una fascina
di legna. Il cruento rituale che la leggenda attribuiva alla Diana
Taurica è ben noto a chiunque legga i classici; si dice che
ogni straniero che approdasse a quelle sponde venisse immolato sull'altare
della Dea, in Italia assunse una forma meno sanguinaria.
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All'interno
del Santuario di Nemi cresceva un albero di cui era proibito spezzare
i rami. Solo ad uno schiavo fuggitivo era concesso di cogliere una
delle sue fronde. Se riusciva nella sua impresa, acquistava il diritto
di battersi con il sacerdote e, se lo uccideva, di regnare in sua
vece con il titolo di Re del Bosco (Rex Nemorensis).
La fronda fatale era quel Ramo d'Oro che, per ordine della Sibilla,
Enea colse prima di affrontare il periglioso viaggio nel mondo dei
morti. E' ancora possibile ricostruire alcuni degli aspetti
principali del culto della Diana Nemorense. |

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Dalle
offerte votive ritrovate in loco è apparso chiaro che la Dea
era vista essenzialmente come cacciatrice ma anche come divinità
che concedeva la prole agli esseri umani e un parto facile alle madri.
Il fuoco era elemento preponderante del suo rito, infatti durante
la festa annuale che si celebrava il 13 di agosto, nel periodo più
caldo dell'anno, il boschetto era illuminato da una miriade di torce
il cui bagliore si rifletteva nelle acque del lago, e in tutto il
territorio italico ogni famiglia celebrava quel sacro rito. |

Altare
- Tempio di Diana - NEMI 2003
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Statuette
bronzee ritrovate nel recinto, raffigurano la Dea che regge una torcia
nella mano destra alzata;e le donne le cui preghiere erano state esaudite,
si recavano inghirlandate, e con una torcia accesa, al santuario per
sciogliere il voto. Inoltre l'appellativo di Vesta conferito alla
Diana di Nemi, indica chiaramente l'esistenza di un fuoco perennemente
acceso nel santuario e sembra che anche qui il fuoco sacro fosse custodito
da vergini vestali. Durante la festa annuale della Dea i cani
da caccia venivano inghirlandati e non si molestavano gli animali
selvatici; in Suo onore, |
i
giovani celebravano una cerimonia purificatrice, si recava il vino
e il banchetto festivo consisteva in carne di capretto,dolciumi bollenti
serviti su foglie di vite,e mele ancora attaccate in grappoli al loro
ramo.
Ma Diana non regnava da sola nel boschetto di Nemi, il Santuario era
condiviso da da altre due divinità minori. Una era Egeria,
la ninfa della limpida acqua che, sgorgando spumeggiante dalla roccia
basaltica, ricadeva nel lago in graziose cascate, in una località
chiamata Le Mole, poichè qui vennero situati i mulini della
Nemi moderna. Le donne incinte usavano sacrificare ad Egeria perché
si riteneva che, al pari di Diana, potesse concedere un parto facile. |
Narra
la tradizione che la ninfa era stata la sposa, o l'amante, del saggio
Re Numa e che egli si congiungesse con lei nel segreto del Bosco Sacro;
e che proprio la sua intimità con la Dea gli avesse ispirato
le leggi che diede a Roma. I ruderi di terme scoperte all'interno
del recinto sacro di Diana e le numerose terrecotte riproducenti varie
parti del corpo umano, suggeriscono
che l'acqua Egeria servisse a guarire gli infermi, i quali, a testimonianza
delle loro speranze o per esprimere la propria gratitudine,
dedicassero
alla divinità raffigurazioni
delle membra malate, secondo un'usanza tutt'ora diffusa in molte parti
d'Europa. Sembra che ancora oggi quella fonte possieda proprietà
terapeutiche. |

Speculum
Dianae - NEMI 2003
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L'altra
divinità minore di Nemi era Virbio. Narra la leggenda che Virbio
era Ippolito, il giovane eroe greco casto e bello, il quale aveva
appreso l'arte venatoria dal centauro Chirone e trascorreva la vita
nei boschi a caccia di belve, avendo come unica compagna la Vergine
Cacciatrice Artemide (l'equivalente greco di Diana). Dal bosco e dal
Santuario di Nemi vennero banditi i cavalli poiché questi animali
avevano ucciso Ippolito, e non c'è dubbio che il S.Ippolito
del calendario romano, trascinato a morte dai cavalli il 13 agosto,
giorno dedicato a Diana, altri non sia che l'eroe suo omonimo che,
morto due volte come pagano, fu resuscitato come santo cristiano. |

Statua
di Diana in piazza - NEMI 2003
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Il
valore effettivo di questi racconti è che essi servono ad illustrare
la natura del culto, fornendo un modello con cui confrontarlo, e che
indirettamente ci danno testimonianza della sua venerabile antichità,
dimostrando che la vera origine si perde nella brumosa notte dei tempi.
Sotto questo aspetto, sulle leggende di Nemi si può fare affidamento
sulla tradizione sostenuta da Catone il Vecchio, secondo cui il bosco
sacro sarebbe stato dedicato a Diana da un certo Egerio Bebo. Questa
tradizione indica come il santuario sia antichissimo poichè
ne farebbe risalire la fondazione a una data antecedente al 495 a.C.
A questo punto possiamo comprendere perchè gli antichi
identificassero Ippolito, sposo di Artemide, con Virbio, il quale
stava a Diana come Adone a Venere, o come Atti alla Madre degli Dei.
Diana, come Artemide, presiedeva alla fertilità in generale
e al parto in particolare. In quanto tale necessitava, come la sua
omologa greca di un compagno (Virbio). Nella sua veste di fondatore
del Bosco Sacro e primo sovrano di Nemi, Virbio rappresenta chiaramente
il mitico predecessore o archetipo della stirpe di sacerdoti che servivano
Diana sotto il nome di Re del Bosco e che, come lui, uno dopo l'altro,
incontrarono una fine violenta. |
E'
quindi ipotizzabile che essi stessero alla Dea del Bosco nello stesso
rapporto in cui stava Virbio; in altre parole che il Re del Bosco,
creatura mortale, avesse per sua Regina la stessa Diana Silvestre.
Se l'Albero Sacro che egli custodiva con la propria vita era ritenuto,
come sembra probabile, l'incarnazione della divinità, il suo
sacerdote forse non solo lo venerava come fosse la Dea ma lo stringeva
fra le braccia, come fosse sua sposa, lo baciava, giaceva alla sua
ombra, versava vino sul suo tronco.
Ben poco è cambiato questo luogo da quando Diana riceveva l'omaggio
dai suoi fedeli nel bosco di querce sacre. Il tempio della nostra
Dea è in parte scomparso, è vero; il Rex Nemorensis
non monta più la guardia al Ramo d'Oro, ma il Bosco di Nemi
è sempre verdissimo e mentre il tramonto a ponente impallidisce
sopra di esso ci giunge sulle ali del vento il canto dei grilli..ed
ecco Diana, come argentea Luna nella sera limpida, rimirare lieta
la propria immagine riflessa nelle acque calme e trasparenti del lago,
Speculum Dianae. |
Notizie
storiche tratte da: "J.G.Frazer -The golden bough " 1911
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