- Il
nome popolare significa letteralmente "case
delle fate" ma in realtà esse sono delle tombe scavate
nella roccia dalle popolazioni che vissero in Sardegna nel Neolitico,
prime fra tutte quelle della cosiddetta "cultura di Ozieri",
che fiorisce nel periodo compreso fra il 4000 e il 3000 a.C.
circa. Le tombe, che spesso formano vaste necropoli, a volte
sono molto elaborate e presentano un'anticamera, spesso dotata
di nicchie scavate nelle pareti, e una camera su cui si affacciano
numerose piccole celle nelle quali venivano deposti i defunti.
Molto belle sono poi le tombe decorate con rilievi scolpiti
o incisioni che spesso rappresentano motivi a spirale e le corna,
simbolo della divinità maschile.
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- La
morte veniva vista come un sonno senza dimensioni, un sonno
eterno come quello che avveniva nella casa di abitazione. La
tomba ha infatti un aspetto di casa in tutte le sue strutture
architettoniche : soffitti imitanti le coperture lignee e con
travi a raggiera o a spiovente di abitazioni rotonde e rettangolari,
sostenuti da pilastri o colonne , nicchiette alle pareti in
sostituzione degli stipi a muro delle capanne, alcove, sedili,
fossette sul pavimento come nelle dimore dei vivi.
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Domus
de Janas di Genna Salixi
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- Le
camerette sono chiuse dall’esterno da portelli sagomati con
lastre di pietra o valve di legno sbarrate ingegnosamente con
paletti come gli usci domestici. Fuori da queste stanzette troviamo
dei padiglioni sotto roccia che adempiono alla funzioni di atrio,
qui riservati agli atti della pietas del clan verso il defunto-antenato,
ripetendo la forma del vestibolo che nelle capanne, era un po’
il luogo delle attese e lo spazio delle “parole perdute” della
famiglia e dei vicini.
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-
Si e’ propensi a credere che questo nuovo rito della sepoltura
collettiva sia orientale e da lì si sia poi diffuso. E’ certo
comunque che la domus de janas sarda segna un aspetto particolare
della forma mediterranea ad ipogeo con collegamenti vari, ma
solo parziali con esempi della stessa forma in Sicilia, Spagna,
e Francia, cioè soprattutto del mondo “megalitico” occidentale.
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Domus
de Janas di Prunittu
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- Il
rito prevalente è quello ad inumazione. morti sono stati rinvenuti
distesi supini e rannicchiati, con deposizioni varianti da un
paio ad una trentina di individui , messi senza distinzione
di età o sesso, accatastati spesso nei corridoi e nella trama
delle celle. Alcune volte li troviamo deposti su specie di lettucci
come se dormissero, con grumi di ocra rossa accanto come a rigenerarli
o con mazzuoli o asce affianco in segno di difesa.
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- L’abbigliamento,complesso
o semplice , ricco o modesto rispecchia in qualche caso la posizione
sociale del defunto, talvolta la sua posizione professionale.
La Domus de Janas principale è scavata solitamente in una collina
di arenaria calcarea, ed è formata da 37 domus de janas pluricellulari
aventi dalle 2 alle 11 celle, composte da ingressi a pozzo,
e dromoi muniti di gradini (vedi foto).
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Domus
de Janas di Anghelu Ruju
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- Tutte
le tombe sono dotate di portelli scolpiti con cornici e architravi,
mentre per quanto riguarda la decorazione se ne distingue una
in particolare, caratterizzata all'esterno da un fregio scolpito
in bassorilievo che rappresenta cinque teste bovine, motivo
che viene ripreso anche all'interno della camera sepolcrale,
dove sono scolpite altre due teste. Le tombe risaltano invece
rispetto alle altre per l'ingresso monumentale, realizzato scavando
la roccia antistante l'ingresso in modo da formare un ampio
corridoio d'accesso munito di gradini nella parte iniziale.
Inoltre all'interno delle tombe maggiori si possono ammirare
dei pilastri risparmiati nella roccia con funzione portante
e in alcuni casi residuano tracce di pittura realizzata con
ocra rossa, simbolo di rinascita. In questa necropoli sono state
trovate numerose tombe ancora sigillate, si sono quindi recuperati
corredi funebri completi, visibili al museo Sanna di Sassari.
Tratto
da: www.ilportalesardo.it - www.sardegna.com
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