a
cura di Merisana
Pagina
dedicata a
Berto
Cofferio - Perosa Argentina (To) - 1320
Arso
sul rogo per stregoneria
- A
Narni, poco distante dalla Rocca che sovrasta la città si
trova la Fonte di Feronia.
- Alle
sue spalle un uliveto e profumo di pini marittimi…
- Dopo
Tuficum (Albacina) e Pesaro, Narni costituirebbe il terzo
luogo di culto dedicato a Feronia in territorio umbro antico.
La Fonte risale ai tempi preromani ed è dedicata alla Dea
venerata tra i Sabini, i Volsci e gli Etruschi.
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- La
Dea Feronia personificava l’eterna primavera, protettrice
delle acque sorgive e a Narni era circondata da un culto ed
un amore speciali. L’acqua della Fonte di Feronia è stata
sempre preferita dai narnesi per la sua purezza e la leggerezza
e benchè il luogo di culto si trovi in sito isolato e fuori
mano è sempre stato ed è tuttora luogo di pellegrinaggi e
passeggiate.
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- I
primi cristiani di Narni abbatterono il Tempio e la statua
di Feronia e distrussero il sacro bosco di elci ombrosi. Da
allora il luogo di culto venne chiamato “macchia morta” come
si legge nel Regestum Farfense .
- Prima
di arrivare alla fonte si passava attraverso quella che un
tempo era la Porta Feronia.
- Gli
statuti di Narni parlano più volte di questa Porta e della
Fonte. Nel libro 111 cap 143 “si ingiunge che nessuna offesa
sia fatta alle donne che vanno ad attingere acqua alla sorgente
di Feronia, sia all’andata che al ritorno”.
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- Nel
1458 la Fonte Feronia fu cantata in una dotta elegia latina
del poeta ungherese Giovanni Cesinge, detto Giano Pannonio
che trovandosi di passaggio per Narni visitò i monumenti della
città e si dissetò con l’acqua pura e leggerissima della fonte:
SACRI FONTIS, AVE, MATER FERONIA CUIUS
FELIX PAEONIAS NARNIA POTAT AQUAS.
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- Nel
1582 da Mons. Giulio Ranuzi, Governatore di Narni, furono
ordinati dei restauri alla fonte. La fontana dell`attuale
Pincio, risale a quell`epoca ed era fuori porta Romana, posta
a quei tempi all`imboccatura della Via Vecchia (oggi XX settembre)
da dove, nel 1857, fu rimossa e portata dove si trova ancora
oggi.
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- Lo
storico narnese Eroli, che alla Fonte ha sempre riservato
attenzioni particolari, nel 1851 fece eseguire all’Università
di Perugia l’analisi dell’acqua e questi furono i risultati:
“A ben ragione l’acqua detta di Feronia è in reputazione fra
le acque potabili, giacchè ella gode al massimo grado dei
principali requisiti di cui deggion le acque potabili esser
fornite, quelli cioè di contenere molto ossigeno e pochissima
dose di altre sostanze in dissoluzione”.
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- Luoghi
di culto della Dea Feronia si trovano specialmente nell’Italia
centrale, oltre a Narni si segnalano infatti Monteleone Sabino,
Roma, San Severino Marche, Pesaro, Terracina (qui nel santuario
dedicato a Feronia esisteva una fonte ricordata da Servio
e da Orazio, mentre a Roma presso il Tempio della Dea nel
Campo Marzio c’erano fontane connesse con il sito sacro e
dedicate alle esigenze del culto di Feronia).
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"Sacri
fontis ave, mater Feronia, cuius felix Paeonias Narnia potat aquas.
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Iam
prope litorei tetigit sol brac(c)hia cancri, sentit et Icarium fervida
terra canem.
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Tolle
sitim; saevis tulerat Langia Pelasgis, quae nostra exurit pectora,
tolle sitim.
-
Sic
tibi magna parens alimenta aeterna ministret, sic nunquam vena pauperiore
fluas! En semel, en iterum, quos ferrea fistula fundit, excipiunt
latices guttura sicca tuos.
-
O
quantus rediit membris vigor, o mea quanto viscera divinus liberat
igne liquor! Nec venter, quamvis repetito immurmurat haustu, sudorem
subitum nec gravis humor agit.
-
Ergo
operae nobis pretium fuit alta labantis ad iuga clivoso tramite
ferre gradus.
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Iam
libet et pulchram mirari turribus arcem, quae surgit sanctis proxima
gurgitibus, audire et strepitum, quem subter valle profunda spumea
sulfurei fluminis unda facit,
-
ac
totos circum-lustrare ex ordine montis, pura salutiferi quos fovet
aura poli.
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Ante
voluptatem spectacula nulla movebant, cum premeret torrens ora perusta
vapor. Ocius huc adsit toto grege pinguior haedus, mutet et effusus
vitrea stagna cruor. Adsint et liquido Bacchi cum munere flores,
nec cesset laudes vox resonare pias: salve iterum
-
e
Latiis longe celeberrima Nymphis, hospitis et grati suscipe dona
libens.
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Tu
placidam miseris requiem mortalibus affers corpora morosis febribus
aegra levans. Nec soli debent homines tibi, debet at aether, aurea
cum pascas roribus astra tuis.
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Phryx
puer haud alias miscet cum nectare lymphas, nec sua Mars alio vulnera
fonte lavat.
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Debita
solventur semper tibi vota quotannis, dum mea vitalis spiritus ossa
reget. Nec plus Castalias, quam te, venerabimus undas, Musarum et
nobis numinis instar eris.
-
Sed
tamen in fessas unde haec medicina medullas, omnia quae nostis,
dicite, quaeso, deae.
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Euander
ternis Herilum spoliaverat armis, crudeles genitrix invocat orba
deos.
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Iupiter
est flentem caelo miseratus ab alto, corpus et in tenues iussit
abire lacus,
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nec
voluit rivis esse ex vulgaribus unum, sed superis magno fecit honore
parem.
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Praecipua
hinc levitas, hinc vis contraria morbis, hinc clarum tota nomen
in Ausonia".
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