Se
esistono infatti erbe demoniache, dagli effetti temibili, esistono
però anche erbe in grado di contrastare malie e fatture, di preservare
contro gli incantesimi e i sortilegi. Poi esistono anche poche,
specialissime erbe, che racchiudono in se capacità del tutto particolari,
che possono essere fonte insieme di gioia e dolore, di saggezza
e di follia, di appagamento amoroso e di quiete profonda: tanto
da rasentare il sonno eterno. Fra queste pochissime piante dalle
molteplici e contraddittorie valenze, dalle tante capacità - a volte
opposte tra loro -, un posto a se merita la mandragora, la Atropa
mandragora di Linneo: la più potente, la più temuta, la più nota
sembra, in passato (oggi si conoscono la Mandragora officinarum
L. che cresce nell'Italia settentrionale e la Mandragora autumnalis
Bertol., dell'Italia meridionale, due specie distinte fra loro).
Basti pensare alla celebre commedia di Niccolò Machiavelli, in cui
la mandragora è collegata alle credenze nelle sue capacità di tipo
erotico e fecondante. La mandragora comunque è presente nelle novelle
di Boccaccio e di Sacchetti, è più volte citata in Shakespeare.
La si trova nel Faust di Goethe, e in autori del XIX secolo quali
Hoffmann e Nadier. Nella letteratura minore italiana la troviamo,
immagine ormai scissa dalle valenze più incisive, nell'Incantesimo
di Giovanni Prati, nell'ultima strofa della fiaba di Azzarellina:
Làmpane graziose giran la verde stanza; e, strani amanti e spose,
i gnomi e le mandràgore coi gigli e con le rose escono in danza.
La mandragora arriva a noi dalla credenza popolare, dalla letteratura,
dalla medicina - che l'ha ampiamente utilizzata, soprattutto per
i suoi effetti narcotici - ma anche dal teatro e dal cinema. Soprattutto,
viene a noi da un passato magico che l'ha vista protagonista di
molteplici riti e impieghi, pianta magica per eccellenza. La sua
radice, si dice, ha forma umanoide: e poiché il simile agisce sul
simile, ha potere sull'intero corpo umano. Appartiene alle famiglia
delle famigerate Solanacee, come lo stramonio e altre erbe delle
streghe. Nasce nei cimiteri, oppure ai piedi dei patiboli. Nasce
dall'ultima urina - o dallo sperma - di un condannato a morte. Eppure,
è una delle piante del Paradiso terrestre; originaria dell'Eden.
La mandragora cresce effettivamente nel Paradiso terrestre: ne fanno
fede il Fisiologo, i Bestiari. Forse, è lo stesso albero del bene
e del male. Oppure, cresce alla sua base, strettamente legato a
lui e alla sua sorte. Infatti, "nel Paradiso si era consumato il
più grande mistero della storia dell'universo, la creazione della
vita, e la mandragora era là, prima del primo uomo. Una mandragora
primigenia, dunque. E perché no? Che l'uomo sia figlio della terra,
per l'appunto chiamata "Madre", è un dato comune a moltissime tradizioni
mitiche; e l'aspetto più evidente del potere generativo della terra
è proprio il mondo vegetale": come sa bene, ad esempio, Lucrezio.
Fra gli esoterici, Eliphas Levi e Stanilas De Guaita riprendono
queste ipotesi secondo cui gli uomini sono, inizialmente, delle
gigantesche mandragore sensitive: la mandragora è connessa, in vario
modo, con la creazione. Nel mito connesso con questa pianta del
resto ha resistito a lungo l'idea che la radice, lasciata crescere
tranquillamente, senza interferenze, si allungherebbe e si affermerebbe
come un essere umano, indipendente. All'inverso, una leggenda ebraica
parla di Adamo che sogna: forse, di Eva. Ed ecco che si sparge il
suo seme, e nasce una pianta. Fra piante e uomini, uomini e piante,
i rapporti esistono, intercorrono nei due sensi, sono molti stretti.
Nata quindi nel Paradiso terrestre, la mandragora; forse, prima
dell'uomo. O ancora, nata nei pressi dell'Inferno - dallo sperma
o dall'urina di un condannato a morte. Comunque, una volta nata,
la pianta cresce, apre foglie, fiori, si riveste di bacche: emana
un profumo fortissimo, che in molte storie si rivela fatale. Però
quel che soprattutto interessa la magia - e poi la letteratura e
le arti - è la radice. E' la radice che è simile all'uomo, è la
radice che ha ogni virtù: sia soporifere che afrodisiache. Può essere
- ma questo viene creduto di tutte le piante - maschio o femmina:
secondo Plinio, la mandragora bianca è maschio; quella nera è la
femmina. Non solo la pianta è cresciuta, ma brilla nella notte come
una stella. È sacra ad Ecate, dea dei crocicchi e delle tenebre,
adusa a sacrifici animali, magie e incantesimi. Ama la notte, Ecate;
è legata ad Artemide Diana, la luna. La mandragora guarisce quindi
l'epilessia, il "mal di luna", può scacciare i demoni. La mandragora
ha sempre avuto una doppia identità: la radice nell'uomo guarisce
il corpo e l'anima, ma può nello stesso tempo portarli a perdizione;
essa dona il sonno ristoratore, ma provoca anche la pazzia; uccide
spietatamente, ma è anche un rimedio contro il veleno dei serpenti;
è un anestetico potente che permette le più delicate, operazioni
chirurgiche, ma causa anche spaventose allucinazioni. E' in definitiva
una vera e propria bilancia sospesa fra la vita e la morte, simbolo
dell'incertezza e dell'ambiguità". Chi volesse utilizzarla a scopo
magico, cosa dovrebbe fare? Dove potrebbe trovarla, ora che gli
impiccati sono diventati più rari? La risposta è quasi scontata:
nei cimiteri, specie quelli di campagna. O ancora, fra i ruderi
di qualche città abbandonata: sono questi i luoghi dove la mandragora
acquisisce "il massimo delle virtù magiche", come del resto avviene
per le sue consorelle: la belladonna, il giusquiamo, la datura...
Coglierla, o meglio, estrarla dalla terra, ha comportato sempre
molte difficoltà e notevoli rischi: anche di morte, perché la mandragora,
quando si sente estrarre dal terreno, urla. Urla in modo così terribile
e lacerante, che chi la sente non sopravvive. Oltre tutto, basta
il suo solo profumo a dare alla testa: l'imprudente che tentasse
di impadronirsi della mandragora, senza tener conto della direzione
del vento, sarebbe perduto. Sono note a tutti, le difficoltà connesse
con questa impresa: nessuno ci si proverebbe, se non un mago da
tempo iniziato, a conoscenza degli appositi rituali. Tanto più che
non c'è unanimità di pareri su alcuni punti. Ad esempio, i testi
di botanica magica sembrano attribuire alla mandragora soprattutto
un'influenza da parte di Mercurio. D'altro canto, altre fonti parlano
invece del martedì come giorno favorevole alla raccolta, il che
indicherebbe piuttosto un collegamento con Marte: peraltro, difficile
da sostenere. E invero sembrerebbe che Sedir, nel suo testo su Les
Plantes Magiques, uscito a Parigi nel 1907 parli, a proposito della
mandragora, "di umore freddo e moderatamente secco", e dice che
sarebbe "astralmente influenzata (la mandragora) da Saturno o dalla
Luna e con segno zodiacale il Capricorno" 15. Nelle piante zodiacali
attribuite a Salomone: sarebbe, la mandragora, pianta del Cancro,
e quindi sotto il dominio della Luna, con Saturno in esilio: e se
è così, va raccolta il sabato; oppure, la notte fra il venerdì e
il sabato. Dunque, il mago che abbia superato tutte queste incertezze
- giorno migliore, ora, assonanze e lontananze - potrà, nella profondità
della notte, recarsi al cimitero a cercare la mandragora. Dovrà
evitare, come si è detto, di avere il vento sul viso, pena l'assorbimento
- rischioso - del profumo della pianta. Presa questa precauzione,
traccerà tre cerchi intorno alla pianta - sono Teofrasto e Plinio
che ci danno queste indicazioni - venendo quindi a determinare una
protezione magica che lascia racchiuso all'interno del cerchio il
diabolico potere della mandragora. In questo specifico caso infatti,
il cerchio preserva chi è fuori, piuttosto che non chi è dentro.
I cerchi vanno tracciati con una spada di ferro, dove, il materiale
(il ferro) incarna gli aspetti oscuri della pianta. Poi deve essere
smossa la terra intorno alla radice. E finalmente si arriva al momento
dello strappo finale. E, questo, uno schema relativamente semplice,
arricchito per strada dai vari autori con variazioni e complicazioni
ulteriori. Secondo alcuni è bene essere in due a compiere questa
operazione magica: il rizotomo, quello cioè che scaverà il rizoma,
e un aiutante che potrà contemporaneamente cantare strofette erotiche
- torna così la fama della mandragora come erba potente in campo
sessuale. Più recentemente si è ipotizzata l'opportunità che lo
scavo venisse effettuato con un cucchiaio d'oro; quando il lavoro
di sterramento sarà stato condotto quasi a buon fine, converrà accendere
una candela dorata, far ardere insieme in un incensi ere mastice,
incenso e verbena. Una vergine, secondo alcuni, potrà utilmente,
a questo punto, estrarre la pianta - la terra intorno sarà stata
ammorbidita con urina femminile - che si accosterà al seno per ringraziarla
della grazia così accordatale. Naturalmente, esistono prescrizioni
specifiche anche per l'abbigliamento. Il mago, vestito con una tunica
nera con bianchi elementi lunari, nudi i piedi, nude le mani, procede
con una tiara di piombo indosso, con bracciali dello stesso metallo,
il tutto ornato con pietre saturnine; l'anello avrà in più anche
la figura del serpente che si morde la coda. Procederà armato di
coltello: questo avrà il manico di cipresso - non per nulla il cipresso
è l'albero funerario che ben conosciamo - e lama di acciaio temprato
in olio consacrato. Non basta. Va infatti conosciuto il miglior
tipo di preghiera da innalzare al cielo, la formula da adoperare,
la fumigazione da fare... E se il mago si sbaglia, se, invischiato
in prescrizioni e divieti, si confonde? La risposta è semplice:
in questi casi, il mago è perduto. Anche se la pioggia e il vento
cancelleranno i cerchi tracciati in terra, anche se l'incensi ere
si spegnerà, il mago sarà perduto. E non solo: se per caso è mosso
da desiderio di dominio, da cupidigia, se vuole la mandragora per
avidità, guai a lui: la mandragora perderà. Si troverà presto in
bilico fra pazzia e suicidio. Se si vuole evitare di scavare in
proprio la rischiosa radice, un metodo collaudato è quello del ricorso
a un cane: i cani, si è detto, hanno connessioni con Ecate, la dea
dalla testa di felino. E Ecate che invia agli uomini sogni angosciosi,
che è protettrice delle streghe, che ingenera follia. Gradirà il
sacrificio del cane, inviato a lei dalla pianta che ingenera follia.
Ammorbidita la terra intorno alla radice cui si sarà legato un cane,
il mago porrà davanti all'animale affamato una ciotola di cibo.
Il cane allora si slancerà verso il cibo, estirpando in conseguenza
la preziosa radice, trascinandola con se nel suo breve slancio:
breve, perché si leverà nell'aria l'urlo agghiacciante della mandragora:
il cane non potrà che soccombere. Un'altra vittima si aggiunge a
quelle già immolate ad Ecate. In genere, se chi ha estratto la radice
è un mago, si procederà mettendo al posto della radice sottratta
una moneta o un pezzo d'oro. Nel caso invece del cane, converrà
mettere al posto del rizoma l'animale stesso. Più raramente si richiuderà
la terra rimettendo alloro posto le foglie ormai prive di radice:
quasi a voler sostenere che tutto è come prima, che nulla è in realtà
accaduto. Una volta che, dopo tante peripezie e non poca fortuna,
si sia arrivati a conquistare una vera mandragora, cosa farne? La
radice andrà purificata, resa il più possibile simile all'uomo.
Andrà abbigliata e vezzeggiata, accudita. Le andranno offerti i
pasti, più volte al giorno. Le si troverà una degna collocazione.
Procurerà felicità, ricchezze, salute. Aiuterà a ritrovare gli ori
nascosti, scaccerà le forze negative. Sarà una panacea per tutti
i mali. Potrà anche aprire al suo possessore le vie del futuro.
Mandragore famose sono state quella posseduta da Carlo ve quella
dei Duchi di Borgogna, di cui si è trovata traccia nell'inventario
dei beni. Giovanna D'Arco invece fra i capi d'accusa che le vennero
addebitati trovò anche quello del possesso di una mandragora: e
questo, nonostante della pianta si parli nel Cantico dei Cantici,
oltre che nella Bibbia, a proposito del figlio di Isacco e delle
sue mogli, e nonostante esista un filone simbolico che tende ad
accostare la pianta al cristianesimo, facendone il simbolo dei pagani
che si convertiranno e acquisteranno una nuova testa, migliori credenze.
E oggi, che fa la mandragora? Se ne riconoscono le capacità soporifere,
sedative. Se ne discutono invece le capacità di coadiuvante in campo
amatorio. È comunque sempre rara e pregiata nel 1950 in Francia
c'è stato chi ne ha acquistata una - falsa - per 35.000 franchi.
La troviamo nei cataloghi di vendite per corrispondenza di materiali
atti ad effettuare operazioni magiche. La radice è infatti prevista
nella composizione di determinati profumi magici - quelli connessi
con Saturno. Andrebbe mischiata a grani di papavero, a grani di
giusquiamo, a polvere di ferro calamitato, a polvere di mirra e
possibilmente a sangue di pipistrello. Serve anche nella composizione
di talismani connessi con Saturno: il loro potere dovrebbe favorire
i proventi derivati da miniere e industrie della pietra, favorire
la longevità e tenere lontani i sequestri -fatto questo quanto mai
attuale. E ancora, dovrebbe scongiurare complotti e imboscate: chi
sa, forse anche quelle legate al versante politico-giudiziario?
MANDRAGORA
"Oh
Mandragora pupazzo vegetale, omiciattolo danzante col tuo grosso
fittone, omiciattolo di canti e danze col piede fesso, come il Denionio
nessuna meraviglia se fai rumore! Oh Mandragora coi tuoi sottili
filamenti... per secoli Pitagora e Teofrasto hanno cantato le tue
lodi ti hanno benedetta come afrodisiaco e soporifero, hanno maledetto
la tua somiglianza con l'uomo. Come l'uomo sei subdola, ingannatrice,
doppia; come l'uomo benedici e maledici. Come l'uomo dispensi veleno
e amore; come l'uomo prendi quello che puoi. Oh Mandragora dispensatrice
di fertilità e potenza, luce nell'oscurità, assassina di cani affamati,
urlatrice, pendaglio da forca, bambola ti credevano benefica ai
tempi della Bibbia, ma a poco a poco il Diavolo ti ha reclamata.
Crescevi sotto le forche, leccando lo sperma dei morti, partorendo
solo la morte. Eppure noi tutte partoriamo solo morte, e gli altri
tuoi attributi Dispensatrice di. tesori, anche la sessualità, l'amore,
il successo in battaglia conducono alla morte. Perciò danza piccola
Mandragora nella tua doppiezza. Gioisci ai piedi della forca. Sei
in realtà la prova generale dell'uomo, e ti raggiungeremo presto
sottoterra".
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