A
loro volta i Sabba si dividono in maggiori e minori. Ai Sabba Maggiori
appartengono le quattro feste principali del calendario stregonesco
quali: Calenda, Calendimaggio, Candelora e Il Raccolto; ai Sabba Minori:
Saturnalia, Primiera, Le Erbe e Secunda. Calenda e Calendimaggio in
particolare contribuiscono all'equilibrio esoterico della Ruota delle
streghe, in quanto fungono da portali magici tra il mondo delle Ombre
ed il nostro.
La
maniera ottimale per comprendere il significato di queste festività
potrebbe essere quella di provare a viverle nella loro completezza spirituale,
perché ognuna di esse è ricettacolo di forza universale e potrebbe farci
correre il rischio, una volta tanto, di lasciarci alle spalle, anche
solo per un attimo, la futile quotidianità che ci ha oramai inscatolati.
Calenda
(notte del 31 ottobre su 1 novembre) - La tenebra
Il
primo novembre cade la grande festa di Calenda, o Samhain (pronuncia:
Souìn), il cui nome in gaelico significa "fine dell'estate", che rappresenta
da sempre l'inizio della parte oscura dell'anno stregonesco. In antichità
a Calenda cominciava la prima delle due grandi stagioni dei Celti, Geirnred
che aveva termine a Calendimaggio o Beltane con l'inizio della stagione
estiva, Samradh. In seguito vennero aggiunte altre due stagioni, Earrach
e Foghamar con inizio a Candelora e termine alla festa del Raccolto.
Per
le streghe, come l'arenile non appartiene né alla terra né al mare e
l'orizzonte né al mare né al cielo, così il momento che segna l'inizio
di una stagione e la fine di un'altra non appartiene a nessuna delle
due, una sorta di anti-tempo, una sottile linea di confine spazio-temporale
dalla potente valenza magica. Per questo motivo le streghe scelgono
per i loro rituali determinati momenti magici come l'alba o il crepuscolo,
il mezzogiorno o la mezzanotte.
Secondo
la tradizione stregonesca a Calenda è possibile comunicare con gli altri
"regni" e poiché la linea di demarcazione tra questo e gli altri mondi
in questo momento è molto sottile, ai vivi è permesso visitare il regno
dei morti e viceversa, perché i portali del Sidhe (il Regno di Mezzo)
rimangono aperti e questo fa sì che scorra tra i vari regni un'energia
ultraterrena notevole. A Calenda le streghe festeggiano la vita nella
morte, per non dimenticare a se stesse che ogni fine è un nuovo inizio
ed ogni morte in questo mondo è una nascita nell'altro. Calenda è anche
il giorno che celebra la fine dell'ultimo raccolto dell'anno, quello
delle mele e delle nocciole, frutti sacri del Sidhe, simboli della sapienza
stregonesca, e regalati agli umani dalle fate.
Come
per altri Sabba, anche per Calenda il fuoco ha importanza rilevante:
le streghe accendono i loro falò nei boschi e sulle colline ed attendono
in silenzio attorno al tepore di quella sacra fiamma che gli spiriti
dei defunti che hanno ricordato si congedino da loro in pace. All'alba
del primo novembre ogni antica strega accendeva la propria torcia dal
fuoco del Sabba e con la stessa riaccendeva il proprio focolare di casa
come buon auspicio di luce per l'inverno da trascorrere. Si dice che
l'abitudine a Calenda di accendere i lumini e collocarli all'interno
di zucche cave sia da attribuirsi ad un'antica usanza celtica per cui
ogni guerriero facesse lo stesso dentro il cranio di ogni suo nemico
ucciso.
Secondo
la religione delle streghe, a Calenda il Dio cornuto (il Sole - Splendor
o Lucifero per le streghe italiane) affronta il viaggio attraverso il
regno dell'oscurità, mentre la Dea Madre (la Luna - Diana per le streghe
italiane) piange il suo amante ormai lontano, che tuttavia ha fecondato
il suo ventre con il nuovo seme primaverile. Diana come Cerridwen dei
Celti quindi, madre di vita futura dove il suo magico calderone viene
visto come grembo materno di rinascita post-mortem. Per questa ragione
Calenda è un periodo di riflessione, di intime riscoperte personali
all'insegna del cambiamento di ciò che in noi poco ci piace, per arrivare
spiritualmente preparati alla nostra rinascita, conservando lo spirito
saggio accumulato dal passato. E' il periodo ideale per commemorare
il ricordo dei nostri cari defunti ed è particolarmente propizio per
tutti i tipi di divinazione. Calenda fu cristianizzata come Ognissanti
e spostata dalla data originaria del 13 maggio da papa Gregorio IV nell'anno
834.
Saturnalia
(Notte del 20 su 21 dicembre) - La rinascita
Il
21 dicembre, solstizio d'inverno, sulla Terra tutta regna l'oscurità,
infatti in questo giorno il sole compie il suo più breve giro attraverso
il cielo facendo sì che si abbia il più ridotto periodo di luce di tutto
l'anno, anche se dal giorno dopo le giornate ricominceranno pian piano
ad allungarsi. Saturnalia celebra la morte del Dio Sole, la sua trasformazione
e la sua rinascita nel ventre della Dea. L'attuale Natale non è nient'altro
che la versione cristiana della rinascita pagana del Sole; fu papa Giulio
I attorno all'anno 348 a fissare la ricorrenza il 25 dicembre per ricordare
la nascita di Gesù Cristo, creando una celebrazione alternativa alla
più popolare festa pagana di quei tempi.
Ma
già allora a Roma fra il 17 e il 23 dicembre si celebravano i Saturnali,
dove veniva nominato un re che regnava per un'intera settimana di grande
festa fra suntuosi banchetti, circhi e orge, dove gli schiavi prendevano
il posto dei padroni e viceversa. Le attuali decorazioni natalizie richiamano
l'antica usanza di mantenere vivo lo spirito della vegetazione con piante
sempreverdi. L'albero di Natale, l'abete, rappresenta in realtà l'Albero
del Cosmo delle mitologie nordiche. Se appendiamo ai suoi rami luci
e frutti dorati è per celebrare il mito solare. L'albero di Natale ha
in effetti orgini pre-cristiane. Si attribuisce la sua introduzione
a Martin Lutero, nella Germania del XVI secolo.
Il
Solstizio d'inverno può essere per noi un momento molto calmo e importante,
in cui nella silenziosa e oscura profondità del nostro essere, noi contattiamo
la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunità per gioire
e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole
risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.
Ci
sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo
decorare la nostra casa con le piante di Saturnalia oppure fare un albero
solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato
con tante piccole raffigurazioni del sole. Un metodo molto originale
per decorare l'albero di Saturnalia è quello di appendere ai sui rami
tanti cartoncini colorati di rosso sui quali scriveremo il nome di una
persona per noi importante. E' una decorazione semplice ma è un modo
come un altro per ricordare gli amici che abbiamo a cuore in un momento
così importante e riflessivo. O ancora possiamo alzarci all'alba e salutare
il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare
la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno. Possiamo anche compiere
una celebrazione più rituale, con l'accensione del ciocco. Anche se
non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino,
o in un prato insieme ai nostri amici.
Candelora
(Notte del 1 su 2 febbraio) - La primavera delle streghe
In
questo periodo siamo attenti al cambiamento che si manifesta intorno
a noi, poiché la luce rinata a Saturnalia comincia a crescere e le giornate
pian piano si apprestano ad allungarsi. Ci troviamo nel periodo di Candelora
o Imbolc (pronuncia Immol'c) dove il significato etimologico del termine
ci invita al concetto spirituale di questa importante ricorrenza. Imbolc
infatti sembra avere origine da Imb-folc, cioè "grande pioggia" e ancora
oggi in molti paesi di origine celtica questa celebrazione porta il
nome di "festa della pioggia".
Presso
i popoli celtici Imbolc era conosciuta anche come Imbolg, il cui significato
è "nel grembo", in rapporto al risveglio di tutta la Natura tra i fianchi
della Grande Madre Terra. Candelora fa parte delle quattro grandi feste
del Fuoco Sacro, poiché anche in essa, come per Calenda, Calendimaggio
e Il Raccolto, l'accensione della Sacra Fiamma del Sabba o Falò d'altare,
costituisce l'elemento fondamentale di tutta la ritualistica stregonesca
di questa sacra celebrazione, sebbene il suo significato si limiti al
concetto di luminare o di fonte di luce.
Le
streghe di un tempo, specie nei paesi del Nord, si radunavano al sabba
per celebrare la Dea della Luce o Brigit (o Brigantia), divinità del
triplice fuoco, dell'arte, della fucina, delle tradizioni conservate
e della guarigione. In onore della Dea, ancora oggi è in uso tra i contadini
appendere dei nastri colorati ai rami degli alberi di loro proprietà,
al fine di esorcizzare la malasorte e di segnarli come simulacri delle
malattie dalle quali intendono essere guariti.
La
Candelora venne cristianizzata come festa di Santa Brigida, in onore
della quale in numerosi conventi le suore avevano il compito di sorvegliare
quotidianamente il Fuoco Sacro a lei immolato, usanza che immancabilmente
ricorda le abitudini pagane delle Vestali che accudivano al Fuoco di
Vesta a Roma. In Inghilterra, in particolare nell'isola di Man, si celebrava
in maniera similare. In più le streghe preparavano con i rami dei noccioli
le "croci di Brigit", croci a braccia uguali racchiuse in un cerchio
che stava ad indicare il Dio Sole, tradizione probabilmente derivante
da un'usanza pre-cristiana, connessa alla preparazione della semina.
Nel giorno della ricorrenza si bruciavano le croci fabbricate l'anno
precedente e conservate per la festa. In Italia invece nei primi due
giorni di febbraio si celebrava la dea Februa (in latino "februare"
significa purificare, per cui febbraio e Candelora sono il periodo di
purificazione mentale e corporea) percorrendo i viottoli dei paesi con
torce e fiaccole accese in segno di purificazione, mentre i Luperci,
o sacerdoti di Fauno, celebravano i Lupercali allo stesso modo abbigliati
esclusivamente di pelli caprine.
La
Chiesa cristiana per soppiantare queste usanze pagane promosse le sue
processioni con i ceri votivi e la benedizione delle candele per i propri
altari, ma risulta evidente che il cattolicesimo non è riuscito ad alterare
il profondo significato della Candelora e del suo spirito naturale.
A Candelora è usanza delle streghe bruciare le decorazioni dell'albero
di Saturnalia per fare in modo che gli spiriti malvagi non si insedino
in essi e non prendano possesso delle loro abitazioni. Con questa azione
le streghe vogliono annientare le scorie negative dell'anno passato
e lasciare la porta aperta ai nuovi eventi , ad un nuovo ciclo vitale.
E' un'usanza stregonesca festeggiare la Candelora accendendo dei piccoli
lumini galleggianti in uno specchio d'acqua o addirittura una bacinella,
dando a questo gesto l'accezione della luce novella che emerge dalle
acque del grembo di Gea, la Madre Terra.
Candelora
è la celebrazione della femminilità naturale ed è anche vista come la
festa dell'infanzia della vita, periodo in cui ogni strega guarda con
positività e speranza al proprio futuro, lasciandosi alle spalle gli
aspetti negativi e le situazioni infauste del passato. Sebbene l'inverno
stia continuando il proprio corso, possiamo già da ora notare intorno
a noi il timido affacciarsi della primavera con l'apparire dei primi
bucaneve, fiori sacri e simbolici della Candelora.
La
Candelora oltre ad essere il seguito del periodo meditativo e consapevole
del cammino di una strega, offre allo stesso tempo lo spunto per approfondire
il potenziale occulto del nostro percorso esoterico, previo un percorso
purificativo atto ad allontanare gli influssi venefici accumulati col
passare dell'anno trascorso. Tradizionalmente sono noti alcuni piccoli
rituali che fanno della Candelora la festa della purificazione mediante
la luce, come l'accensione di candele bianche e la conseguente meditazione
personale sulle cose e sugli aspetti negativi che vogliamo bandire dalla
nostra vita terrena.
In
questa ricorrenza è uso comune tra le streghe benedire di nuova luce
la propria abitazione, girando per le stanze di casa in senso orario
(senso magico apportatore di energia) con in mano la candela bianca
accesa, visualizzando la potenza della luce permeare nei muri, nelle
suppellettili ed in tutti gli oggetti che "vivono" della nostra esistenza.
Le streghe maschio possono recarsi in un bosco o in un prato e raccogliere
un dono per la propria casa come una penna d'uccello, una pietra, un
sacchetto d'erbe, mentre le streghe femmine hanno il compito di spazzare
fuori dall'uscio le energie morte dell'anno trascorso con la propria
scopa celebrativa.
Primiera
(Notte del 20 su 21 marzo) - Il bilanciamento cosmico
Il
perfetto equilibrio tra la tenebra e la luce è segnato dall'equinozio
di primavera, e la parola stessa derivante dal latino "æquus nox", sta
a significare che il lasso di tempo che intercorre tra il periodo notturno
e quello diurno è il medesimo, anche se in questo bellissimo periodo
dell'anno le ore di luce stanno soppiantando gradualmente quelle di
buio e la Ruota delle streghe si accomoda inesorabilmente verso la bella
stagione delle lunghe giornate estive. Per questo motivo la festa di
Primiera è accomunata nel paganesimo al pensiero della rinascita e della
fertilità.
Nelle
tradizioni druidiche la primavera astronomica è festeggiata nelle ricorrenze
di Imbolc, Ostara e Beltane che rispettivamente ne scandiscono il tempo:
Imbolc come rappresentazione dei primi movimenti naturali di rinascita,
Ostara come dimostrazione effettivamente percepibile e Beltane come
massima esplosione, in cui tutta la Natura esterna la propria vitalità.
Sia a Roma che in altri paesi del Mediterraneo l'inizio dell'anno era
segnato dall'avvento dell'Equinozio di primavera e nel culto di Mithra
addirittura si fa riferimento ad esso come data solenne dell'inizio
di tutti i tempi.
In
questo periodo dell'anno pagano a Roma si celebravano le feste "Tristia"
e le "Hilaria" in onore di Attis, figlio di Cibele, mentre in Grecia
si svolgevano le "Adonie", in onore del bellissimo Adone, l'amato di
Afrodite. Parallelamente, a Babilonia gli stessi Dei prendevano i nomi
di Tammuz e la sua sposa Ishtar, mentre nei Misteri Eleusini in questo
periodo si festeggiava Persefone risalita dal regno di morti al mondo
reale. Esiste quindi un parallelismo tra la Primiera pagana e la Pasqua
dei cristiani: una comune discesa in un mondo infero per risalire e
rinascere successivamente (il Cristo discese all'inferno per la salvezza
delle anime giuste).
Possiamo
notare in tutte le celebrazioni pagane legate a questo periodo il legame
naturale tra il ciclo vitale solare e il suo aggancio al risveglio della
vita terrestre, con un non poco marcato simbolismo cosmico quale la
relazione tra la divinità maschile, solare e positiva e la corrispondente
femminile e negativa legata indiscutibilmente alla Terra o alla Luna.
Anche in questo caso come per le feste precedenti, il fuoco e la luce
la fanno da padroni nella simbologia celebrativa, tanto che è rimasta
intatta per secoli la tradizione di accendere sui campi delle colline
più alte i grandi fuochi di Ostara.
L'etimologia
della parola Ostara ci riconduce ad Eostre, la stella dell'Est o Venere,
dea della fertilità collegabile nell'aspetto divino all'Isthar babilonese
e all'Afrodite greca. L'animale totem di Primiera è la lepre, anch'essa
simbolo di fertilità, tanto da divenire considerato in alcuni casi uno
dei tanti "famigli" delle streghe e essere associato a diverse divinità
lunari come Freya, Iside, Afrodite e la stessa Eostre. L'abitudine di
consumare uova di cioccolato o uova naturali decorate per la ricorrenza
deriva da un'usanza pre-cristiana, essendo l'uovo stesso un emblema
vitale di rigenerazione e di creazione, tanto da far supporre l'idea
della nascita dell'universo attraverso la schiusa del guscio di un uovo,
quale portatore del precursore germe di vita, nell'immaginario di tantissime
civiltà. Un uovo divino quindi, generato da una Grande Dea e schiuso
agli occhi del nulla più assoluto dal Dio maschile, esordio essenziale
per la nascita di tutte le cose.
Ma
se l'uovo è l'emblema della festa di Primiera, la sua erba sacra è il
trifoglio, rappresentato sovente come il Triskele ed accomunato dagli
irlandesi alla ruota solare, al Cerchio magico ed agli Elementi. Primiera
è il risveglio di tutta la natura dal lungo letargo invernale, lasso
di tempo in cui il seme germogliato a Candelora comincia appieno la
sua manifestazione di forza prorompente.
Sebbene
l'atmosfera equinoziale porti al nostro organismo influssi benevoli,
dobbiamo tenere presente che ogni cambio stagionale repentino può favorire
l'insorgere di squilibrio e nervosismo, per questo motivo sarebbe bene
in questo periodo trattare con maggiore attenzione il nostro fisico,
magari apportando alcune modifiche alla nostra dieta alimentare.
Primiera
è un periodo di innovazione pratica, è tempo di mettere in atto tutti
i validi propositi che ci siamo prefissi durante il nostro lungo "ascolto
interiore" invernale, magari ritagliando quel tempo che solitamente
non possiamo concederci durante il resto dell'anno per riuscire ad accrescere
il nostro cammino occulto, la nostra rinascita esoterica. Un ottimo
spunto, vista la stagione propizia, potrebbe essere quello di cominciare
a coltivare un piccolo orto con tutti i "semplici" che possono servire
al nostro laboratorio stregonesco, anche solo per impreziosire la nostra
cucina o per arricchire la nostra conoscenza in fatto di tisane depurative.
Un
aspetto che a noi piace prendere in considerazione è quello di simboleggiare
nei semi e nelle piantine che andremo ad interrare tutti i propositi
che ci siamo prefissi, cosicché piantandole sarà come allacciare i nostri
desideri alla Terra e in un certo qual modo farli arrivare tra le amorevoli
braccia degli Dei.
Calendimaggio
(Notte
del 30 aprile su 1 maggio) - La porta sottile della fertilità
Terra
di luce, cielo di terra. La stregheria, quella vera, ha le mani sporche
di terra, ed è soprattutto con questa festa che ne celebriamo la fertilità.
Il rituale del sabba non deve servire solo per l'elevazione spirituale,
ma anche per la richiesta e la celebrazione dei beni e dell'abbondanza
che la terra ci offre. La magia, a nostro parere, non scaturisce da
un'oretta di meditazione ma ha profonde radici agresti.
I
rituali popolari del Maggio propiziavano la riconciliazione con il pieno
rifiorire della natura, con la vitalità e la passione umana, ma erano
necessari innanzitutto per favorire l'abbondanza delle messi, la rigenerazione
naturale e la fertilità del terreno. Per la strega questo è anche il
momento in cui è giusto abbandonare le difficoltà affrontate nella fase
oscura, per riuscire a purificarsi completamente ed aprirsi alla vita.
Mentre
Calenda segna l'inizio dell'inverno e della metà oscura dell'Anno, Calendimaggio
rappresenta il momento di transizione dalla prima alla seconda metà
dell'Anno, quella luminosa. La parola stessa Beltane, tradotta dal gaelico,
significa "i fuochi di Bel" questa festa era infatti celebrata in onore
del Dio Bel ( Beil o Belenos) il grande Dio della Luce e simboleggiava
la vittoria della luce sulle tenebre.
Calendimaggio,
come Calenda, è un momento particolare, in cui il nostro mondo e gli
altri mondi si incrociano, donandoci la possibilità di entrare in contatto
con spiriti e Fate. Pianta sacra di questa festa è infatti il Biancospino,
strettamente connesso al mondo delle Fate che, secondo la leggenda,
abiterebbero nella pianta stessa. Il Biancospino è l'albero della speranza,
del piacere e della protezione; il tabù che proibiva di tagliarne i
rami e di portarli in casa era annullato tradizionalmente alla vigilia
di maggio.
I
falò rituali venivano accesi a coppie rappresentando la congiunzione
maschile e femminile e propiziando la fertilità, la "coniunctio". Emblema
di questi incroci fra i mondi e dell' unione fra maschile e femminile,
è la croce decussata, cioè la X, due triangoli aperti, uno sopra l'altro,
simboleggianti lo scambio e l'apertura tra le dimensioni che avviene
in questo sabba. Ma la X rappresenta anche la moltiplicazione e quindi
la fertilità, i semi piantati a calenda sono diventati alberi bellissimi
che adesso si ricoprono di frutti. Usanza diffusissima era quella di
portare nelle piazza del villaggio un grande albero (di chiara simbologia
fallica) e di adornarlo con i frutti della terra.
L'appendere
frutti e vivande era un gesto di ringraziamento alla divinità, ma era
anche basato sul concetto di magia simpatica, a cui teneva molto il
contadino, per il quale il simile produce il simile. Queste tradizioni
derivavano con ogni probabilità dall'area nordico-celtica dove il culto
arboreo era molto diffuso, ma le ritroviamo anche nelle tradizioni romane
dei floralia quando nei calendi di maggio, dopo aver ballato e cantato,
si propiziava l'abbondanza con rituali a sfondo orgiastico.
L'albero
dell'anno precedente veniva bruciato danzando e "facendo il giro tre
volte verso sud"; i campi venivano cosparsi di queste ceneri che avevano
valore esorcizzante e fertilizzante Portare l'albero all'interno del
paese era un modo per portare a tutti lo spirito che vi risiedeva e
farlo diffondere nel villaggio assicurando la prosperità e la rinascita.
In seguito a questo spirito arboreo venne dato un aspetto antropico,
che riscontriamo in figure come Pan e Priapo, sovente rappresentati
con volto umano e attributi agresti, o con grandi falli a simboleggiare
la loro natura fecondatrice e vitalizzante. Da queste rappresentazioni
presero vita alcune tradizioni tutt'ora espletate in Italia, in cui
lo Spirito Silvano, personificato con bambole e pupazzi, viene arso
nei falò simboleggiando la natura che muore per poter rinascere (e non
il successivo significato cristiano di purificazione dal male).
L'uso
di accendere i falò, saltarli o condurre il bestiame tra le fiamme era
comune in tutta Europa, come le gare di corsa con le torce accese nei
campi e nei pascoli. Il fuoco quindi sia sottoforma di falò che di torcia
o di cenere è un mezzo che assicura la prosperità agli uomini, ai campi
e agli animali, propiziando la crescita e la fertilità ma anche allontanando
pericoli e calamità. Anche oggi la preghiera è così viva: la regina
di maggio, adornata di corone di biancospino, e il panico signore dei
boschi saltano sul fuoco benedicendo con amore e spirito creativo. E
anche oggi a Calendimaggio i fuochi scaldano la pelle delle streghe,
i cuori di seta si riempiono di luci, si danza senza posa e negli occhi
ride l'arte di amare.
Le
Erbe
(Notte del 20 su 21 giugno) - La massima luce
"Ardono
i sementi, scricchiola il grano, insetti azzurri cercano ombra, toccano
il fresco. E a sera salgono mille stelle fresche verso il cielo cupo.
Son lucciole vagabonde. Crepita senza bruciare la notte d'estate". (P.Neruda)
Il
Solstizio è la massima apoteosi della Luce sulla terra di mezzo, è una
notte carica di energie che provengono da secoli di tradizione, è un
passaggio che ci porta dal predominio Lunare a quello Solare che sarà
celebrato con la festa del Raccolto (le nozze del Sole con la Luna).
Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma". Il fenomeno
del "Sole che sosta" o del "Sole che fa i salti", è sempre stato osservato
e feste in questo periodo risalgono ai babilonesi.
Come
tutti i giorni di cambiamento, era considerato critico, di passaggio,
servivano riti per esorcizzare la paura. Inoltre proprio in questo stato
fra crescita e declino solare troviamo le condizioni ideali per la divinazione.
Nell'antica Grecia i due Solstizi erano chiamati Porte: porta degli
Dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo. La porta
degli uomini è rivolta a Borea cioè a nord, mentre la porta degli dei
è volta a Noto cioè a sud: effettivamente nel solstizio estivo il sole
è a nord dell'equatore celeste, nel solstizio invernale a sud.
"Due
porte metton ad esso: ad Aquilon si volge l'una, e schiudesi all'uom;
l'altra, che Noto guarda, ha più del divino, ed un mortale per lei non
varca... ". (Odissea: XIII, 133, 137).
I
solstizi, dunque, erano un confine tra il mondo spazio-tempo degli umani
e l'atemporalità degli Dei. Nella tradizione romana, il Custode delle
porte solstiziali era il dio Giano bifronte (oggi nel calendario troviamo
al suo posto i due San Giovanni (Janus-Joannes). Era festeggiato ai
due Solstizi ed era rappresentato con due volti, uno barbuto e l'altro
giovanile o femminile a secondo delle interpretazioni. Giano rappresenta
l'iniziatore, colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile,
cioè l'asse del mondo, conduce alle due Porte Solstiziali, quindi suo
è il compito di accompagnare il passaggio da uno stato all'altro.
Nella
notte del solstizio spesso si usava innalzare un'immagine o un simbolo
di Giano all'ingresso principale della casa, per metterla sotto la protezione
del dio. Quella porta diveniva la Janua Foris, ovvero la porta di Giano.
Sempre a proposito di porte, fino a qualche decennio fa, nelle zone
di campagna era ancora diffusa l'usanza a san Giovanni (24 giugno) di
mettere davanti o dietro l'entrata di casa una scopa di saggina; secondo
la tradizione avrebbe tenuto lontane le streghe, le quali, per sortilegio,
avrebbero dovuto contarne i fili. Da qui c'è chi avanza l'ipotesi che
Janara derivi dal latino "ianua" (porta), ma personalmente siamo più
convinti che derivi da "dianara", cioè seguace di Diana.
Ed
era proprio nella notte del 24 Giugno che le dianare (dominae nocturnae)
della Societas Dianae (compagnia, corteo di Diana) erano solite svolgere
la più importante riunione dell'anno sotto le fronde del famoso Noce
di Benevento.
Nel
1749 Girolamo Tartarotti, nel suo "Congresso Notturno delle Lammie",
sosteneva che "niente era più rinomato in Italia del Noce di Benevento,
credendosi comunemente dal popolino che ivi ci fosse veramente il maggior
concorso di Streghe". La notte di san Giovanni quindi, fin dal medioevo,
è legata al noce e ai suoi frutti che in molte zone d'Italia è ancora
usanza raccogliere proprio in questa data, percuotendo i rami con grosse
pertiche (mai con strumenti di metallo), a piedi nudi, per beneficiare
fino in fondo della miracolosa rugiada ovvero per un nocino dalle magiche
virtù.
L'albero
del noce, come la quercia sacra dei druidi, rappresenta la congiunzione
fra cielo e terra, il ponte o la porta fra le dimensioni che nella notte
del Solstizio diviene sottile e penetrabile. Ecco un esempio di come
una semplice usanza popolare riveli contenere antichissime conoscenze.
Questa notte di "mezza estate" è sicuramente la più ricca di leggende,
di tradizioni, di rituali misteriosi, un momento straordinario per ritrovare
negli antichi racconti e usanze quanto di più suggestivo ci può dare
l'Anno magico. Per prevedere il futuro, sotto il guanciale venivano
messe le cosiddette "erbe di San Giovanni", legate in mazzetto in numero
di nove ma di qualità varianti da paese a paese. Indispensabile era
l'iperico. Scrive Fattori, in "Feste Pagane": "L'usanza antica di certe
donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui
le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso
compiendo danze cavalcando bastoni o manici di scopa".
Le
erbe più note e ricercate della notte di San Giovanni sono l'iperico
chiamato anche scacciadiavoli, considerato un anti-malocchio, l'artemisia
detta anche assenzio volgare, consacrata a Diana, la verbena simbolo
di pace e di prosperità, e il ribes i cui frutti rossi proteggono dai
malefici. Se invece si desiderano molti quattrini, a mezzanotte si dovrebbe
cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa.
Altra
tradizione comune a culture diverse è il "comparatico" di San Giovanni.
Se ci si lega simbolicamente, anche tra persone di sesso diverso, il
24 giugno, si resta spiritualmente legati per tutta la vita: compari
e comari. Questa usanza pare derivare direttamente dal culto dei "giardini
di Adone",divinità della vegetazione, ed in particolare del grano. Si
trattava di cestini o vasi, riempiti di terra, nei quali le donne seminavano
frumento, orzo e fiori che curavano poi per otto giorni.
Grazie
al calore del sole le piantine germogliavano ma non avendo messo radici
altrettanto in fretta sfiorivano; i recipienti venivano così portati
via con i resti del dio Adone e gettati in mare o nelle sorgenti. Anticamente
questi erano incantesimi per favorire la ripresa della vegetazione,
così come il grano cresceva rapidamente nei vasi sarebbe cresciuto nei
campi.
In
Sardegna, ci segnala l'antropologo Frazer nei primi decenni del novecento,
c'era ancora l'usanza di piantare questi giardini in occasione della
festa di mezz'estate. Alla fine di maggio le ragazze confezionavano
vasi con la corteccia del sughero, lo riempivano di terra e vi seminavano
grano oppure orzo. Le piantine venivano curate fino alla vigilia di
San Giovanni, quando erano gia abbastanza alte. Il vaso, chiamato "erne"
il 24 giugno veniva rotto nel mezzo della festa in cui tutti mangiavano
e ballavano al suono dei flauti. Si mischiava quindi il vino in una
coppa di legno che veniva fatta girare fra i presenti seduti in circolo
intonando un canto: "compare e comare di San Giovanni" a suon di musica.
In
altre zone d'Italia alla vigilia di questa festa si mettono ancora sulle
finestre vasi di grano decorati con una bambolina o una figura priapica
di pasta di pane. C'era chi, sul davanzale della finestra, esponeva
un boccale di vetro colmo d'acqua in cui aveva versato una chiara d'uovo.
All'alba venivano tratti gli auspici a seconda della forma che la chiara
nel frattempo aveva assunto. La ragazza che voleva conoscere il futuro
amoroso, riempiva la caraffa con acqua attinta da ben sette fontane.
Due, e non più, le cucchiaiate di quel liquido. Le interessate, al mattino,
vi potevano scorgere (attraverso la chiara d'uovo) le fattezze del futuro
marito.
Il
nocino, gli infusi, la rugiada, le erbe raccolte in queste notti da
bruciare sui falò, sono carichi di grande energie che provengono dalla
tradizione, contengono ancora le antiche virtù e queste non spariranno
solo perché qualcuno ha deciso che così dovrebbe essere, poiché sono
fatte di simboli autentici, di antica magia, quella ciclica che mai
svanirà.
Ancora
una volta quindi cammineremo scalzi sui prati perché la "guazza", rugiada
della notte, era considerata un farmaco potente di purificazione e raccoglieremo
24 spighe di grano che, se custodite gelosamente, porteranno fortuna,
una sorta di bagno nell'acqua odorosa di fiori di campo come camomilla,
margherite, melissa o ginestre, perché in questa mirabile notte si possono
trovare tesori nascosti e acque di lunga vita. Ed ora si apriranno ancora
una volta le porte solstiziali, ancora oggi, come nei secoli scorsi,
qualcuno apre ciò che nessuno può chiudere e chiude ciò che nessuno
può aprire. Apritevi alla notte e ai misteri per riempirvi così di rugiada
immortale.
Il
Raccolto
(Notte del 31 luglio su 1 agosto) - Il calore del grano
"Già
le falci tagliano le spighe. Dondolano i pioppi parlando con l'anima
sottile della brezza. Solo il grano vuole silenzio. Si è rappreso col
sole e sospira nell'ampio elemento dove stanno i sogni svegli. Il giorno
maturo di luce e di suoni declina sui monti azzurri. che misterioso
pensiero commuove le spighe? Che ritmo di tristezza sognatrice agita
le messi? Le spighe sembrano vecchi uccelli che non possono volare!
Sono piccole teste col cervello di puro oro ed hanno tranquilla espressione.
Tutte pensano alla stessa cosa, tutte hanno un profondo segreto da meditare.
Strappano alla terra il suo oro vivo e come dolci api del sole libano
il raggio infuocato di cui si vestono per formare l'anima della farina.
Il fiore selvatico nasce per il sogno e voi per la vita!". (F.G. Lorca,
1919)
Il
sabba del Raccolto è un importante traguardo sul piano evolutivo personale,
per consolidare i nuovi frutti raccolti dentro ciascuno di noi. Lo scopo
è quello di evitare la ripetizione del dolore venuto dagli "errori",
questo non comporta l'eliminazione del ricordo bensì la rielaborazione
per ottenere un consolidamento dei risultati di crescita ottenuti durante
l'anno. Tutto ciò significa anche conoscere meglio una parte di se stessi
ed iniziare ad avere coscienza degli schemi di comportamento che ci
sono stati inculcati fin dalla nascita e che ci hanno fatto soffrire.
Un raccolto nel bene e nel male per poter risvegliare le nostre facoltà.
Dal
punto di vista astrologico Lammas segna il confine fra il segno del
Cancro e il segno del Leone, di conseguenza è il punto di giunzione
fra il domicilio lunare e quello solare. Così nelle antiche culture
magiche e nei riti popolari ritroviamo il connubio tra il Sole e la
Luna. Nella tradizione celtica, per esempio, questo sabba prende il
nome di Lughnasadh, ovvero le nozze del Dio solare Lugh con la mortale
Erinn, che altro non era che la reincarnazione della Grande Madre (l'Irlanda
stessa in alcune leggende). Comunque il concetto essenziale trasposto
il leggenda popolare è sempre quello dell'unione dei contrari, di Sole
e Luna.
Anche
nell'antico Egitto, culla dell'esoterismo, erano giorni importanti,
i cosiddetti "Giorni della Canicola", quando Sothis (Sirio) immagine
nel cielo della Dea Iside, luminosa stella del cane maggiore (Anubis)
scortava il Sole nel segno del Leone, celebrando le nozze celesti di
Iside ed Osiride. Quest'ultimo Dio era concepito quindi come l'energia
creativa, divinità della vegetazione che favoriva un buon raccolto.
Ma
oltre tutti i miti legati a questa festa, che sarebbe davvero impossibile
descrivere nella loro completezza in questa sede, vogliamo porre l'accento
su ciò che davvero riempie il nostro cuore di streghe, più di ogni pomposo
inno omerico o complicata mitologia classica, ad esempio il ricordo
dello sguardo maestoso della nonna, che con le ceste sulla testa, si
avviava verso il campo per poter presenziare come Padrona della mietitura
di mezzogiorno. Immagini come questa ci emozionano ancora e ci riportano
alle nostrane tradizioni agresti (vox populi, vox dei, dice il proverbio).
Le
usanze legate al Raccolto sono numerose e diffuse in tutto il mondo.
Nell'area mediterranea ed europea la mietitura è intesa come la sacra
rappresentazione della morte rituale, per mezzo di ferimento e uccisione,
della vegetazione cereale. Così era la celebrazione dei Misteri Eleusini
che, partendo dalla spiga recisa, rinnovava, con una serie di pratiche
simboliche, la rinascita ciclica.
Al
Raccolto, quando le spighe ondeggiano al vento, i contadini usavano
cantare "sta arrivando la Madre del Grano" oppure dicevano "la Madre
del Grano sta passando fra le spighe. A seconda del raccolto si usavano
anche i termini Madre dell'orzo o Madre della segale. Spesso veniva
simboleggiata con una bambolina vestita di bianco realizzata con l'ultimo
covone che veniva portata fra i campi per fertilizzarli e propiziare
un successivo buon raccolto.
"Signora
delle stagioni, tu che moltiplichi i frutti e le spighe provvedi che
questo grano sia ben mietuto e che renda molti chicchi. Lavoratori i
mannelli stringete, il taglio del covone esponete al soffio di Zefiro
o a tramontana affinché si impinguino i chicchi". (Teocrito, Idilli,
X - I mietitori - Il canto del lavoro).
La
Madre del Grano, identificata con Demetra, possedeva un ruolo importante
nelle usanze della mietitura. Nella tradizione di molte regioni si credeva
di trovarla nell'ultimo fascio di spighe non mietute rimaste sul campo,
e che tagliando queste la si facesse scappare o la si uccidesse. Per
questo motivo l'ultimo covone veniva portato a casa e onorato come una
divinità. Era successivamente posto nel granaio auspicando che al momento
della trebbiatura riapparisse.
Scrive
Frazer: "Ogni fattoria ha la sua madre del grano, la sua Strega, o la
sua Fanciulla; ma ogni Madre del grano è simile a tutte le altre, e
così pure ogni vecchia e ogni fanciulla. In queste feste della mietitura,
come nelle feste di primavera, il rituale è magico. E lo dimostra la
consuetudine di gettare nel fiume la Madre del grano per ottenere pioggia
e rugiada per le messi; di appesantire la Vecchia del grano, onde ottenere
un altrettanto pesante raccolto l'anno successivo; di spargere il grano
dell'anno precedente fra le nuove piantine, e di dare l'ultimo covone
in pasto al bestiame perché prosperi e si riproduca".
Nella
nostra tradizione viene data rilevante importanza agli spiriti Elementali
che contraddistinguono virtù di erbe, fiori e piante. Quindi possiamo
facilmente correlare l'idea di uno "spirito elementare del grano" con
l'usanza di non tagliare le ultime spighe nel campo (un po' come per
la tradizione di lasciare l'ultimo pomo del raccolto attaccato al ramo
del suo albero, affinché "l'Uomo del melo" possa cibarsene e assicurare
un buon raccolto futuro).
Non
possiamo evitare di citare inoltre la consuetudine dei contadini di
gridare lodi, nelle quali piangevano la morte di un amante, ne rammentavano
le gesta erotiche e ne auspicavano il ritorno dall'oltretomba. In Grecia
erano i lamenti Maneros, derivanti dalla formula egiziana mââ-ne-hra
(vieni alla casa) trovata in vari testi egizi e nel Libro dei Morti
in cui Iside invocava il ritorno di Osiride. Si può quindi presumere
che i mietitori innalzassero l'invocazione mââ ne hra sul grano tagliato
come lamento funebre per la morte dello spirito del grano, e come preghiera
per il suo ritorno.
Allacciandoci
invece alle tradizioni dei Fenici, troviamo gli Ailinos o, infine, per
quanto riguarda i Frigi, Lityerse, in questo caso identificando il canto
con il giovane figlio del Re Mida ucciso sul campo da una squadra di
mietitori. E da qui, nelle notti fragranti di paglia e di fuochi, continuiamo
ad innalzare i nostri canti di morte, rinascita ed amore, trattenendo
in noi i doni del raccolto e della trasformazione.
"Pater
eius est Sol, mater eius Luna" Trad. : "suo padre è il Sole, sua madre
la Luna" (Ermete).
"Ecco
l'insolito segreto, fratelli, ciò che è completamente sconosciuto. Eccovi
la verità che vi è stata rivelata. Guardate come innaffiate la vostra
terra e come fate crescere i vostri semi, in modo da poter raccogliere
quando tutto è maturo! " (dal Libro di Comario).
Secunda
(Notte
del 22 su 23 settembre) - Il crepuscolo
Ancora
una volta nel ciclo evolutivo della Ruota delle streghe, notte e giorno
si equivalgono per effetto del passaggio equinoziale solare sull'emisfero
meridionale della volta astronomica e ora, secondo la credenza stregona,
Splendor precipita negli inferi lasciando alle tenebre il compito di
sovrastare la luce. Secunda è un momento critico e di passaggio, forte
e significativo come tutti i momenti sabbatici ma a maggior ragione
in questo periodo, vicini come siamo alla festività di Calenda, quando
le porte tra il mondo visibile e quello invisibile si assottigliano.
Le
nostre ave lo proponevano come periodo propizio ai riti misterici, tanto
che gli antichi celebravano Mithra, signore e animatore del cosmo. Esiste
un parallelismo mitologico nel quale Mithra era visto come intercessore
fra gli Dei e gli esseri mortali, così come il momento equinoziale era
mediatore tra i due stadi dell'anno stregone. Secunda era il periodo
in cui si svolgevano i Grandi Misteri eleusini, ritualistiche sacre
in cui il grano aveva un marcato simbolismo spirituale, momento culmine
durante il quale si celebrava il mito di Demetra e Persefone, porta
d'accesso al grande culto per gli iniziati.
Secondo
il mito in settembre Persefone discende con Ade negli inferi e lì si
vedrà costretta a sostare ogni anno per tre mesi, periodo durante il
quale la terra si priverà della fruttificazione concessa da Demetra
e su cui calerà il freddo manto dell'inverno. Nei paesi anglosassoni
Secunda viene chiamata Michaelmas in quanto Michael è l'arcangelo di
fuoco e di luce secondo l'iconografia cristiana e viene contrapposto
da sempre al suo gemello Splendor (Lucifero). Nella Tradizione Secunda
è il completamento spirituale del raccolto cominciato a Lammas; uva
e verbena sono i simboli magici di questa festa di transizione, tanto
che nell'antichità si celebrava in questo periodo il culto di Dionisio,
il Dio del vino e dell'ebbrezza.
Troviamo
parallelismi tra i miti divini dell'età classica e la tradizione celtica,
in quanto Secunda era chiamata dai popoli nordici Mabon, in onore del
Dio della flora e dei raccolti, figlio della Grande Dea Madre. Poiché
anch'egli venne rapito appena dopo la sua nascita e liberato successivamente
da Artù, possiamo notare l'equivalenza con il culto di Persefone. In
entrambi i casi infatti la simbologia è evidente: i frutti della terra
rimangono "celati" per un determinato lasso temporale per poi tornare
alla luce fruttificando successivamente. La Grande Dea Madre quindi
si presenta a Primiera (equinozio di primavera) sotto una veste totalmente
iniziatica, mentre a Secunda (equinozio d'autunno) assume un aspetto
placido e d'attesa, l'identica tranquillità statica che gli iniziati
assaporavano dopo le spossatezze di una vita. Secunda viene vista dunque
dalle streghe come periodo consapevole di una rinascita successiva proiettata
ad una condizione vitale differente e prossima.
Entrambe
le feste equinoziali sono periodi di operatività latente o addirittura
immobile, durante i quali noi streghe mutiamo le nostre cadenze energetiche,
in attesa di agganciarci sia fisicamente che spiritualmente ad uno stadio
prossimo completamente differente da quello vissuto durante la stagione
solare. E' un periodo prevalentemente riflessivo durante il quale possiamo
celebrare rendendo grazie agli Dei per averci donato i loro frutti terreni
e per le esperienze umane e spirituali che ci hanno concesso di vivere.
E' senza dubbio un'occasione eccellente per contemplare ed approfondire
le esperienze esoteriche che abbiamo avuto durante il corso dell'anno,
magari prendendo spunto per analizzarle ed esaminare ogni singolo istante
della crescita del nostro cammino, per poi arrivare psicologicamente
preparati a Calenda per trarre le conseguenze definitive della nostra
situazione stregona.
Pallas
- Il Plenilunio
Il
pallido cerchio argenteo della Luna da milioni di anni seguita ad illuminare
le nostre oscure nottate, lenendo le ataviche paure con la sua discreta
e fievole luce. Per questo motivo la Luna, come del resto è accaduto
all'astro diurno, col tempo ha assimilato un valore divino, venerabile
nella sua pienezza.
Da
un punto di vista storico-mitologico sul luminare notturno troviamo
parallelismi in diverse tradizioni e religioni. Nell'antica Grecia le
fasi lunari erano congiunte a varie divinità femminili, la fase crescente
dell'astro ad esempio era correlata al periodo adolescenziale della
vita della donna, ovvero ad Artemide, dea della natura e della caccia,
bellissima fanciulla e prossima donna ma ancora stabile nella sua espressione
più acerba. Al Plenilunio, istante in cui in natura tutto giunge a compimento,
i Greci associavano la figura della donna feconda e matura, Demetra
e Selene/Persefone, fusione di madre figlia.
Troviamo invece riferimenti ad Ecate, la più avvincente e temuta delle
dee lunari, nella sua fase calante e nuova dove rappresentava la vecchiezza,
la grande saggezza matriarcale, che aveva il compito di eclissarsi e
visibilmente scomparire per poi riprendere gradualmente, a spicchi,
tutto il suo vigore e generare nuovamente la vita con un nuovo ciclo.
Chiamata
Astarte dai Fenici, Artemide dai Greci, Kali dagli Indiani, Ishtar dai
Babilonesi, Iside dagli Egizi, la Luna ha da sempre rappresentato ideologicamente
la nascita e la morte, a seconda della fase in cui la si immaginava.
Facendo un salto cronologico di parecchi secoli, a Roma la Luna era
rappresentata da Diana, fedele raffigurazione dell'Artemide greca, con
dei tratti iconografici caratteristici che si trascinerà a presso fino
alle porte del Rinascimento.
E'
possibile che a causa del nostro frenetico modo di vivere attuale ci
risulti difficoltoso percepire il magnetismo che la Luna esercita sull'esistenza
di ogni essere vivente, ma essa tuttavia agisce con forza e in maniera
tangibile in particolar modo quando raggiunge il suo massimo grado di
visibilità nella volta celeste. Il Plenilunio ha luogo mensilmente,
ad una distanza dal successivo di circa 28 giorni (periodo di rivoluzione),
con un influsso magico che dura pressappoco 72 ore dal suo evento culmine.
La
strega è in stretta connessione con l'astro lunare ed è in grado di
sfruttarne le caratteristiche benefiche e venefiche a seconda dell'esigenza
ritualistica, al fine cioè di potenziare le proprie operazioni di inoltro
o di bando conformemente alla fase astronomica in cui la Luna si trova
al momento dell'azione magica. Nell'occultismo moderno la Luna governa
l'elemento Acqua, gli Spiriti Elementali Ondine, il cardinale Ovest,
il colore bianco, la stagione invernale, la Mezzanotte.
Oltre
ad essere il lasso di tempo ideale per colloquiare in maniera elevata
con la divinità femminile, il Plenilunio solitamente è il periodo magico
che le streghe operanti in gruppo attendono per l'organizzazione della
congrega, per l'ammissione di un nuovo appartenente al gruppo, per aggiornare
gerarchicamente le fila del proprio insieme magico, anche soltanto un
momento intimo nel quale confrontarsi ed interscambiare. Per l'efficacia
delle nostre ritualistiche sarebbe bene attenersi a quello che i vari
calendari lunari indicano come momento fausto, ovvero lo stabilire con
precisione l'istante in cui l'influsso lunare è al massimo della sua
potenza attiva, la "dimora" e l'ora magica appropriata a seconda del
tipo di operazione che stiamo per effettuare.
Tenendo
a mente che la Stregheria rimane una "scienza bassa" e non fabbisogna
di complessi calcoli matematici, ci basti comunque sapere che risulta
essenziale operare con la fase lunare "giusta", cioè utilizzare la fase
crescente della Luna per tutte le operazioni volte all'attrazione (con
il culmine magico durante il Plenilunio) e servirsi invece della parte
"oscura", quindi calante (con il culmine magico durante il Novilunio)
per tutte le operazioni volte al bando.
Tratto
da "Il Sabba italiano"© - di Sheanan e ArdathLili - 2003
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